giovedì 7 maggio 2009

La Fissazione


René era soddisfatto quella mattina, trovando il suo piede destro sotto le coperte. La sua carne difatti aveva necessità di iniziare la giornata nelle condizioni migliori. Non era da molto che la Fissazione aveva iniziato a interessarsi di lui. Aveva solo 55 anni, ben portati.Viveva nella cella n°3891, nella sezione europea di Raccolta. Il personale era gentile, giovane, italiano. Tutti tossicodipendenti immuni. Gli Unici erano i tossicodipendenti, gli Unici e gli Ultimi. La sua stanza era minuscola, come tutte le altre. Almeno credeva: non era mai uscito da là. Erano 55 anni, ormai.

Eppure sapeva tutto, aveva letto tutti i libri del suo predecessore. Da Lascaux a Picasso, da Saffo a Villa Telesio, da Spartaco a Obama: sapeva, René sapeva. La Fissazione aveva colpito il suo piede da quasi un mese: un record, di solito durava due settimane scarse. Ma René non aveva paura, La conosceva: si sarebbe spostata presto. Sperava di poter scrivere entro pochi giorni.

Allungò le dita del piede verso il contenitore ovale ai bordi del letto, riuscendo senza difficoltà a premere il bottone essenziale. Un tubo di gomma uscì docile incastrandosi tra alluce e secondo. Al contatto con la pelle umana il serpentello artificiale si allungò obbediente fino alla bocca del malato, fin dentro la sua gola. René era contento, aveva una fame incredibile.

Da quando la Malattia aveva colpito l’umanità, i tossici avevano deciso di rinchiudere e salvare tutti dentro edifici – un tempo grossi centri commerciali – dotati di tutti i comfort necessari ai Nuovi Paralizzati. Cibo, letto, libri. Così fu all’inizio. Il resto, solo ricambio generazionale. I tossici diventavano tossici, gli altri Nuovi Paralizzati.

Sazio, René aveva bisogno di un orgasmo. Batté tre volte il tallone e la porta si aprì. “Arrivo, René, arrivo”. Un giovane dai lunghi capelli neri entrò con in mano una siringa – per lui – e nell’altra l’orgasmo di René. “Grazie, Michele”. “Divertiti”. “Drogati”. “Lo farò”. “Mi divertirò anch’io”. “Certo, René, certo”. Rimasto solo, il piede di René si eccitò, grazie all’orgasmo portatogli da Michele il tossicodipendente.

Due giorni dopo, la Fissazione di René si era, come il 55enne francese aveva previsto, spostata nella mano destra. Ciò che il malato non aveva previsto era il suo essere mancino.

Tre settimane dopo Michele, entrando nella cella di René, urlò terrorizzato. C’era qualcosa che non andava nella stanza. Un’enorme finestra lo fissava. Non poteva essere, non c’erano mai state finestre nella minuscola cella. La porta, poi, la porta era aperta, spalancata. E tutto quel buio non c’era mai stato. E quella scritta – “l’assoluto è rinchiuso” - vergata da una mano incerta.

René non fu mai trovato. D’altronde, non poteva essere andato molto lontano, la Fissazione lo avrebbe presto raggiunto.

Non cambiò nulla nella sezione europea: solo, numerosi incendi scoppiarono ogni tre settimane, illuminando i rari fiori tra le tombe dei tossici e dei Nuovi Paralizzati. Ogni tanto, un usignolo moriva tra le fiamme, cantando.

da villatelesio.wordpress.com

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