
Un’intera giornata con (e su) Giovanni Minoli, il (bravo, ma non divino) giornalista torinese, autore e creatore di programmi come Mixer, Blitz, Quelli della notte, La storia siamo noi. Una giornata agiografica nella sede moderna e un po’ fredda della Piemonte Film Commission. E’ successo ieri, con la presenza-partecipazione di Alessandra Comazzi e Claudio Sabelli Fioretti della Stampa, e la presenza-assenza di Gian Carlo Caselli, la troupe di Tv-Talk (un altro programma minoliano), la moglie del giornalista, la redazione di Futura. C’ero anch’io: dall’inizio alla fine, almeno fisicamente, ho ascoltato. E visto. Mancava l’incenso.
Vedere contemporaneamente in uno schermo stile cinema Troisi che finge di essere un carabiniere sottosviluppato che guarda la “Domenica In” di baudiana memoria, o l’avvocato Agnelli che definisce ironicamente De Mita un intellettuale della Magna Grecia, è uno spettacolo unico. Peccato per la cornice post sovietica che accompagnava gli straordinari filmati minoliani. Francamente non ho capito il perché di questa giornata, che ha regalato momenti interessanti – penso a Mixer, al collage di interviste e al Minà di Blitz, con la pancetta cubana mentre due geni (o forse uno solo) improvvisavano nelle “altre” domeniche Rai, lontane mille miglia dal grigiore di Rai Uno.
E poi d’improvviso, mentre l’incenso tarda ancora ad arrivare, e Minoli ride, sorride, si compiace, si stiracchia e beve, seduto in prima fila osserva i suoi lavori (eri bravo, Giovanni), il dramma di una pausa pranzo che addormenta le coscienze. Si torna ed è subito fiction: Un posto al sole, Agrodolce, Napoli - Filicudi solo andata. E giù con il miracolo italiano delle soap innovative e sociali, con il Nostro che racconta con fare imprenditoriale che lui, molto prima di Obama, nel futuro ha sempre creduto. Yes, you can, Minoli, mentre scorrono le immagini splendide di una terra lontana e insanguinata, non insaponata come la dipingi tu, e Lombardo ti sorride e non ti finanzia. Lombardo. E l’innovazione. E via a passo di tango, dopo altri filmati confusi e affascinanti, è il momento di Sabelli Fioretti. Appunto.
Che dolcezza Arafat sorridente e Gheddafi bugiardo, Marcos tenero e Agnelli geniale, Berlusconi in difficoltà (è cresciuto, l’Imperatore): che normale (e dunque bravissimo) giornalista eri, Minoli. Ieri ho conosciuto il tuo lato soap, il tuo lato imprenditore televisivo, ma di quelli romantici (“che l’alta definizione è inutile”), di quelli “spero che voi giovani mi seguiate”.
Magari Minoli, magari trovassi il coraggio di passare da Berlinguer a Un posto al sole. O magari prima preferirei trovarlo, un posto.
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