giovedì 7 maggio 2009

I TEMPESTOSI PLAGI DI GLENN BROWN


Nel novembre del 2000 un giovane artista nominato al Turner Prize, il prestigioso premio di arte contemporanea organizzato annualmente dalla Tate Gallery di Londra, venne accusato di plagio. La sua opera, “Loves of shepherds”, fu considerata (e in effetti lo era) praticamente identica alla copertina di un libro di fantascienza del 1974, “Double star” di Robert Heinlein. Il giovane artista era Glenn Brown, 43 anni, inglese di Hexham.

Quello che i critici non capirono allora è che lo stesso stile di questo pittore presuppone “il plagio”: ma un plagio inteso come copia trasformata e rivoluzionata, non una volgare riproduzione. Come ebbe a dire in un’intervista alla Bbc il presidente della giuria del Turner, sir Nicholas Serota, «anche Picasso prendeva in prestito da Rembrandt, e proprio per questo non si può accusare Brown di plagio: lui prende un’immagine, la trasforma e le dà tutto un altro significato rispetto all’originale».

Per chi volesse ammirare (o criticare) le opere di Brown in Italia, un’occasione c’è: la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo presenta, dal 28 maggio al 4 ottobre 2009, una retrospettiva dell’artista britannico, organizzata in collaborazione con la Tate di Liverpool e a cura di Francesco Bonami e Laurence Sillars. Scrive Bonami introducendo la mostra: «Guardando un'opera di Glenn Brown si ha l'inquietante impressione di essere davanti a qualcuno che si conosce bene, ma che è stato trasformato in qualcun altro o ne ha misteriosamente acquisito le sembianze. La sua grandezza risiede nella capacità di raccontarci gli infiniti mutamenti della storia della pittura, la sua decadenza e la sua resurrezione, la sua capacità di restare giovane mentre intorno a lei tutto invecchia inesorabilmente».

E in effetti basta dare un’occhiata ai lavori di Brown per percepirne la natura continuamente in trasformazione: superfici di colori ondulati e tempestosi, scheletri paradossalmente in decomposizione, mele nelle quali si riflette la burrasca (“Burlesque”, 2008), uso continuo del trompe-l’œil, ottocentesche signore dal volto verde, amletiche “gole profonde” (“Deep Throat, 2007). Saranno oltre sessanta, tra quadri e sculture, “i visionari plagi” di Brown alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo: «Un percorso – scrivono gli organizzatori - attraverso i diversi nuclei pittorici e concettuali prodotti dall’artista nel corso degli anni».

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