
Il turismo come antidoto alla crisi economica. Nella città della Fiat e nella regione della Ferrero, sembrerebbe un’affermazione quasi paradossale. Eppure, leggendo i numeri e i dati elencati da esperti del settore riuniti in convegno a Torino, il comparto turistico sembra avere le potenzialità per assolvere questo compito.
Dal 2000 a oggi, i flussi turistici hanno visto in Piemonte un aumento del 43% delle presenze e di oltre il 37% degli arrivi, con oltre 11 milioni di pernottamenti. Significativi anche i numeri sul turismo internazionale: nell’ultimo decennio hanno raggiunto il 33% degli arrivi e 35% delle presenze, mentre la media italiana si è attestata sul 35 e sul 30%. Indagini realizzate in Piemonte tra il 2007 e il 2008 parlano d’altronde chiaro: il turismo vale oltre 6 miliardi di euro, con un’incidenza del 5% sul Pil regionale. Montagne, laghi, colline e città d’arte: diversificare l’offerta risulta decisivo. Torino da sola conta il 25,5% delle presenze regionali.
«Al di là della crisi conta capire le caratteristiche di un paese - afferma Daniel John Winteler, presidente di Federturismo - perché il turismo non è solo strutture ricettive, serve un approccio più industriale e meno localistico». Più o meno le stesse richieste di Ferruccio Dardanelli, presidente di Unioncamere: «E’ giusto ricordare i dati positivi, ma non bisogna fermarsi lì e continuare a investire in marketing e pubblicità».
Tra gennaio 2008 e maggio 2009 la spesa dei turisti in Piemonte è scesa, secondo i dati dell’Isnart, del 4,9%. Eppure nel primo trimestre di quest’anno è cresciuta la clientela italiana: dal 69,1% al 73,3%. A spendere di più sono i turisti “enogastronomici”, con una media di 140 euro, mentre il turista “congressuale”, che secondo Alessandro Altamura, assessore comunale al turismo, «va incentivato a tornare», spende in media 111 euro.
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